Theomachy

THE SIEGE – L’ASSEDIO

In ultimo giunge la sua fine.
La luce si spegne. I sogni svaniscono.
I domini degli uomini saggi saranno rasi al suolo.
Le mura saranno abbattute.
Penetreranno attraverso le difese
e la cittadella sarà perduta.
La città è destinata alla rovina.
Qui muoiono le parole che il bardo un tempo proferì.
In ultimo canta la canzone del lutto.
Vive svuotata e vanamente ha vissuto.
Non c’è più nulla da glorificare, tranne il dolore.
Siedo tra le Furie che la malinconia ha liberato.
Cammino tra i fuochi e cerco di evitare la sconfitta.
Osservo le fiammeggianti lingue del destino che festeggiano.
Ricordo i giorni passati,
quando l’uomo è stato costretto ad affrontare la teomachia.
Siamo qui per riscrivere la mitologia.
Avanziamo verso la fine, mentre le mura crollano.
Supereremo il confine della storia
e cavalcheremo le ali del fato nell’abbraccio della morte.

TENTACLES – TENTACOLI

Ripercorro all’indietro i sentieri
verso una fonte primordiale,
dove gli esseri antichi ancora vivono
compenetrati da un’assoluta armonia.
Evoco forze sconosciute e precipito nell’oblio,
impresso in ricordi per noi proibiti.
La ruota del tempo continua a girare
e vorrei che fosse l’aurora del genere umano.
Ma sento il peso della Terra
e canto dell’immensità dei cieli.
Dalle crepe di mondi bizzarri,
decaduti attraverso secoli oscuri,
civiltà dimenticate dalla razza umana, risorgeranno.
Come testimoni svettano ancora templi slanciati,
che non ho mai veduto prima
e in mare aperto, dalle profondità, si sollevano tentacoli.

THE EVE OF THE END – LA VIGILIA DELLA FINE

Scendo in profondità per rivelare il Nulla
e vedo relitti colossali.
Desolati fondali,
unici custodi di una potenza decaduta.
Gli idoli della magnificenza andranno in frantumi e affonderanno.
Pianti di dolore si udranno stanotte,
poiché le profezie sono veritiere.
Tristi sono coloro il cui regno è distrutto,
perché il sacrificio è stato disperato
e le statue sopravviveranno agli uomini
che le hanno scolpite tanto tempo fa.
Prendimi per mano!
Alla vigilia della fine gli déi si arroccano.
Siamo uomini e diventeremo mito.
Gli imperi non ci sono più
e la rovina che gli déi hanno inviato come una condanna
si abbatte dalle stelle.
Uomini eravamo e siamo diventati mito.
E’ una storia da raccontare.
Una poesia di credenze antiche che vivrà per sempre.
Forti sono coloro il cui regno è sorto,
fin dal principio.
Poi sarà la rovina e loro conosceranno se stessi,
ma le stelle congiureranno una volta ancora.

THE STONES OF URUK – LE PIETRE DI URUK

Sono andato alla deriva per anni,
testimone di disperazione e paure.
Ho perduto tutto ciò che avevo, alla ricerca dell’oblio.
Sui campi di battaglia di imperi senza età
ho visto giorni di decadenza
e ho cantato della rovina della modernità.
Pietre antiche giacciono illuminate dalle stelle lassù.
Monumenti che ci ammoniscono della presenza degli déi.
Sento il fremito dei secoli lontani
e cammino sul sentiero che ho perduto.
Sento il fremito dei secoli lontani
e avanzo tra le memorie delle pietre.
Di coloro che hanno assistito al dominio di uomini e dèi.
Ripercorrerò la strada oltre la morale.
Nel mezzo delle sabbie del deserto mi siederò
e lascerò che il vento della sofferenza sussurri il nome di Eikidu.

MOTHER WISDOM, FATHER WAR – MADRE SAPIENZA, PADRE GUERRA

Come solitarie sentinelle del decadimento,
glorifichiamo i giorni dei tempi passati.
Madre Sapienza e Padre Guerra,
del mondo che c’era una volta conquistate il cosmo!
Diffondete il vostro amore!
Avanti!
Che cosa pensate debba accadere adesso?
I cieli stanno crollando.
Provate le stesse cose che provo io?
Uomini e dèi.
Entrambi siamo stati di fronte ai giganteschi portali del sublime puro.
Addomesticheremo il ruggito dei secoli antichi,
fino al giorno in cui la marea cambierà
e con lo sguardo irrequieto essi riconquisteranno la loro corona.

ICEBERG – ICEBERG

Sono finiti i tempi della caduta.
Sono tornati all’essenza del ghiaccio.
Ho cercato la catarsi nelle ferite della battaglia.
Ho seguito segni sconosciuti di templi eretti dal vento,
scolpiti all’alba dei tempi
e abbandonati a tradizioni lontane.
Fluttuo come i ricordi, attraverso mari distanti,
messaggero dei regni più remoti,
avamposti di ghiaccio.
Fluttuo come i ricordi, custodito in sogni congelati,
messaggero dei regni più remoti,
avamposti di ghiaccio.

ONCE WE WERE TITANS – UN TEMPO ERAVAMO TITANI

Nato sotto cieli lontani,
ho visto il mio mondo intero distruggersi.
I templi liquefarsi in argilla
e i sette mari pietrificarsi.
Sono strisciato davanti a idoli sconosciuti e senza nome.
Erano muti. Non dicevano nulla.
Erano stati portati dalla tempesta
e la controllavano per costringerci a inchinarci,
come fossero divinità ignote.
Le pietre che ho inciso parleranno mai di me?
Non diranno niente a coloro che verranno,
ma io ho gridato per tutto il tempo, durante secoli disperati
e ho pronunciato lodi per tutto il tempo, durante le ere passate.

THE FIELDS OF YORE – I CAMPI DI UN TEMPO

Cammino in questi campi desolati
e capisco che non produrranno più frutto.
Un periodo così meraviglioso, ma tormentato,
in cui ho visto le mie più vivide speranze appassire.
Il giorno, con la sua fioca striscia di luce,
non spunterà più per me
e non troverò un posto che sia mio.
Cammino in questi campi desolati
e capisco che non vivrò mai più.
Vedrò qualunque sogno io possa fare
disperso nel nulla e nella decadenza.
Cammino in questi campi desolati
e comprendo quali cose mi sono lasciato alle spalle.
Conoscenza e saggezza.
L’armonia di un mondo che emerge dalle sabbie del passato.

BY THE GATES OF OBLIVION – AI CANCELLI DELL’OBLIO

Oltrepassi i cancelli a cui sei arrivato.
Navighi attraverso la galassia per realizzare i sogni dei tuoi padri.
Presso le lontane porte del destino
si trova il tempio dell’Io.
Oltrepassi i cancelli a cui sei arrivato
e ti spingi verso la sorgente dei ricordi.
Perduto è il tuo drone.
Il tuo precursore è obbligato a vagare in eterno.
Tutti i misteri sono avvolti in una supremazia siderale.
Un’accennata modernità emula la stirpe Achea.

BARBARIAN PRIDE – ORGOGLIO BARBARO

Sono nato in esilio.
Non ho mai riposato,
né ho avuto il tempo di assistere alla caduta dei re.
Il caos si è diffuso su queste terre.
Ha condannato i templi, li ha fatti crollare
e li ha distrutti.
Distanti sono i giorni della disperazione
e l’era dello splendore somiglia alla virtù e alla gloria.
Non è stato possibile affrontare coloro che sono venuti
e il sole non è sorto per penetrare il più intenso degli inverni.
Le ombre degli uomini sono emerse dalle storie di tempi antichi.
Sono cresciuto dall’orgoglio barbaro
e un destino di tenebra mi accompagnava.
Desideravo tornare alle mie terre
e ancora interrogo gli dèi e la volta stellata lassù.
Tutti noi saremo dimenticati?

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