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NIHIL NIHIL NIHIL – NIENTE NIENTE NIENTE    
    
Lo so. So che sto invecchiando    
e che la mia anima è stata acquisita e venduta.    
Più e più volte, in nome di un ideale,    
le ferite di un re non guariscono,    
né per un bene più grande, né per un male più grande.    
Tutti i momenti che ho vissuto sono stati felici    
e so che sono stati anche tristi.    
Sono dritto come la pioggia.    
Sono ottimo come l’oro.    
Ma non sono niente, niente, niente.    
Sono fiero come il bronzo e abile come la morte.    
Ma non sono niente, niente, niente.    
Lo so. So che sono stanco della vita in pratica e in teoria.    
Del vecchio, caro amore e del suo assassino.    
Del serpente e della colomba.    
Ho visto di tutto e sono sfinito.    
Ero in forma e sono stato ammirato.    
Ero scaduto e sono stato ritirato.    
Eppure oggi ho scoperto di poter scrivere una canzone.    
Eppure oggi ho scoperto di potermi innamorare di una bellissima ragazza.    
    
ABOMINATION STREET – LA STRADA DELL’ABOMINIO    
    
Non hai bisogno di una mappa    
se non stai andando da nessuna parte.    
Non hai bisogno di cioccolatini    
se stai corteggiando la morte.    
Se hai la testa pieni di saluti, allora sei Macbeth.    
Non servirò, né canterò.    
Piuttosto è venuto fuori che l’inferno non ha bisogno di un re.    
Sto scendendo lungo la strada dell’abominio,    
dove i sogni sono parecchi, ma mai a buon mercato.    
Non esiste l’amore sulla strada dell’abominio.    
Soltanto cuori infranti, teste spaccate e malattie veneree.    
La bellezza del tuo grazioso viso è una facciata    
e hai un sorriso simile al ghigno di un teschio.    
Un teschio, nel bene e nel male in simmetria con la vita,    
frantumato dalla sua stessa anomalia.    
Puoi uccidermi. Ci puoi provare,    
ma non puoi biasimarmi se mi rifiuto di morire.    
Sto scendendo lungo la strada dell’abominio.    
Non mi servono altri sogni, ma ucciderei per dormire.    
Non esiste l’amore sulla strada dell’abominio.    
Là dove le lamentele sono sommesse e le donne fanno sul serio.    
Non posso comprarti, amore.    
Il prezzo del peccato potrei spenderlo in sigarette.    
Non posso comprarti, amore.    
Lo conserverò con fermezza.    
Puoi uccidermi. Ci puoi provare,    
ma non puoi biasimarmi se mi rifiuto di morire.    
Stiamo scendendo lungo la strada dell’abominio.    
Fuori di testa, ma ancora in piedi.    
    
MURDER SHE WROTE – COMPOSE UN OMICIDIO    
    
La Primavera arrivò presto quell’anno,    
quando le vecchie statue austere camminavano sulle vie di selciato,    
attraverso glorie segnate dalle intemperie di lungo tempo,    
incatenate alla storia     
e sepolte sotto i loro stessi piedi.    
E i gatti in piazza se se stavano a sonnecchiare,    
dove i palazzi si ergevano nel passato.    
C’era un’iscrizione fatta incidere da un marchese,    
su una porta che non conduceva da nessuna parte.    
“Esiste un passaggio su un giardino magico,    
sorvegliato dal drago di Esperia.    
Se sarai in grado di bruciare nell’acqua    
e di lavarti con le fiamme,    
allora potrai trasformare la terra nel cielo”.    
Disse: ” Sarò il tuo amante. Sarò il tuo uomo”.    
Disse così ed è per questo che fu dannato.    
Disse: “Sarò la tua donna. Sarò tua moglie”.    
Disse così perché voleva strappargli la vita.    
Sul Palatino fu la lupa valentiniana    
e le croci uncinate segnavano le pareti    
lungo le scale che portavano alle grotte del Lupercale*.    
C’era un cerchio per i matrimoni alchemici,    
voluto dal re che morì tra le fiamme.    
Quando visiterai le viscere della terra,    
potrai correggere le cose che incontrerai.    
Disse: ” Sarò il tuo amante. Sarò il tuo uomo”.    
Disse così ed è per questo che fu dannato.    
Disse: “Sarò la tua donna. Sarò tua moglie”.    
Disse così perché voleva strappargli la vita    
e compose un omicidio.    
Entrambi morirono nell’omicidio che ella aveva composto,    
ma nessuno si accorse che non erano persone degne di nota.    
Tutti noi siamo morti nell’omicidio da lei composto.    
Quando abbiamo consegnato loro i nostri cuori,    
da noi pretesero le nostre anime.    
    
Note:    *(Grotta presso cui la corrente trasportò Romolo e Remo)
    
CHRISTSONDAY – CHRISTSONDAY*    
    
Il diavolo, tuo padrone, che tu hai chiamato Christsonday    
e che si suppone ti sia apparso come un angelo o come il figlioccio di Dio,    
sebbene fosse antitetico a Dio e influenzato dalla regina degli Elfi,    
è venuto fuori a proposito della parola “Benedetto”    
e una seconda volta a proposito della parola “Maikpeblis”.    
(Capo d’accusa contro Andro Man, Aberdeen, Scozia, circa 1596)    
Ehi, mia regina di Maggio!    
Danzeremo intorno al palo il giorno della tua incoronazione.    
Vieni, Christsonday!    
Il tuo re delle piante verrà e ti porterà via.    
Lunedì. Martedì. Mercoledì.     
Giovedì. Venerdì. Sabato.    
Ogni cane ha un giorno suo.    
E così ogni dio che l’uomo prega.    
Giovanotti e fanciulle. Lasciateci andare nei boschi!    
Là v’imbatterete in cervi e cerve cornuti.    
Mia regina di Maggio, vieni a incontrare Christsonday!    
Ehi, mia regina di Maggio!    
Danzeremo per dodici mesi e un giorno.    
Vieni, Christsonday!    
Penzoleremo dalle forche sotto la pioggia.    
Venite! Voi traditi e arrabbiati! Chiunque ne abbia il coraggio!    
Venite a incontrare il figlioccio di Dio e dimenticate la vostra disperazione!    
    
Note:    *(La regina di Elphame si diceva avesse un marito con questo nome)
    
OUR SAVAGE GOD – IL NOSTRO DIO SELVAGGIO    
    
La corona ipaziana li consumò.    
La loro mistica si adombrò.    
Fu colpita, soffocata e alla fine perì.    
Imbrattata fu la regina dal destino nefasto.    
Un barbarico giro di ruota solare per il Santo Serafino,    
nella casa di Ipazia*.    
“Se l’Occidente è malato, mi rivolgerò ad Oriente” egli disse    
e, con una spada in pugno e l’odio antico nei cuori,    
tutti noi lodammo il nostro dio selvaggio.    
Come profetizzato fu la noblesse oblige,    
attraverso gli atti più cruenti tipici dei demoni.    
Galopparono i cavalli come il vento.    
Dio, bestia e uomo, s’involò a capofitto tra le fauci dell’inferno.    
“Non vengo a portare la pace, ma la guerra” egli disse    
e, mentre il latte di papavero bruciava    
come cenere incandescente nelle nostre bocche,    
tutti noi lodammo il nostro dio selvaggio.    
In Sambhala, Ungern Khan** decretò un grandioso giardino di delizie,    
dove il sangue scorreva come un fiume sacro    
attraverso caverne inimmaginabili per l’uomo.    
Egli cavalcherà per centrotrenta giorni.    
Cavalcherà con gli occhi sbarrati per la furia della febbre bianca.    
Cavalcherà mezzo nudo e mezzo pazzo    
e cavalcherà per centotrenta giorni.    
    
Note:    *(Filosofa e astronoma di Alessandria d’Egitto)
    **(Il Barone pazzo, adorava la guerra con coraggio quasi suicida)
    
HORSES OF THE SUN – I CAVALLI DEL SOLE    
    
I morti fecero ritorno da Gerusalemme.    
Non avevano trovato ciò che stavano cercando    
e si fermarono di notte lungo le mura.    
“Vogliamo sapere di Dio” s’interrogavano.    
“Dov’è Dio?”    
Gemevano e insistevano con quello che avevano imparato.    
“Dio è morto?”    
Dove L’Occidente incontra l’Oriente,    
ai morti cristiani Basilide* insegnò    
che esisteva un Dio che loro non conoscevano.    
Un dio che gli uomini avevano dimenticato.    
Un dio dell’oltre, come i cavalli del sole.    
Egli è la luce e l’immenso vuoto.    
Egli è l’amore e l’amore distrutto.    
La vita e la vita disfatta dai cavalli del sole.    
Per vederlo serve essere ciechi.     
Per conoscerlo serve essere malati.    
Per adorarlo si passa dalla morte.    
Per accettarlo si passa dalla libertà.    
Come nebbia sulle paludi, i morti barcollavano.    
“Dicci qualcosa di più su questo dio, idiota!” si infuriarono.    
Lo derisero, i morti cristiani, dove l’Occidente incontra l’Oriente.    
Egli è il signore dei rospi e della rovina,    
che giunse in queste terre per cantare a mezzogiorno e di notte.    
Il sacro e profano. Saggio e folle.    
Egli è la parola al contempo augusta e maledetta.    
Suo è il meglio e il peggio.    
Egli è simile all’uomo, ma tutto questo non potrete comprenderlo.    
Se desiderate rinascere, prima dovrete distruggere    
e fare a pezzi il vostro mondo di austera felicità.    
Voi, Demian e il cavalli del sole.    
(Basata sul testo tedesco “Septem sermones ad mortuos” di Basilide (1916)    
e ispirata al “Demien – Die Geschichte einer Jugend” di Emil Sinclair (1919))    
    
Note:    *(Maestro dello gnosticismo cristiano)
    
THROUGH A MIRROR DARKLY – ATTRAVERSO UNO SPECCHIO, CONFUSAMENTE    
    
Vedo linee sullo specchio. Linee sul mio volto.    
Attraverso lo specchio, confusamente, vedo un altro luogo.    
Una Nishapur o una Babilonia,    
dove le coppe sono riempite di nettare amaro,    
fatto con uva che, con logica assoluta, porta alla trasmutazione in oro.    
Perché il dentro e il fuori, il sopra e il sotto    
non sono altro che un magico spettacolo d’ombre.    
Come il sole è una candela in una scatola    
intorno al quale noi fantasmi ci muoviamo.    
Una scacchiera per la notte e per il giorno,    
dove il destino usa gli uomini come pezzi.    
Dove un po’ qua, un po’ là li unisce e poi li uccide.    
Vedo linee sullo specchio. Linee che compongono parole.    
Attraverso lo specchio, confusamente, il loro significato è assurdo.    
La mano scrive e dopo aver scritto prosegue    
e, né la pietà, né il buon senso, possono indurla a tornare indietro    
per cancellare nemmeno mezza riga.    
Quindi fate tutto ciò che vi è possibile fare,    
prima che ci tocchi ritornare alla polvere,    
senza vino, né canzoni, né una fine!    
(Basata sulla traduzione inglese di Edward FitzGerald (1809-1883)    
del “Rubayyat” di Omar Khayyam (1048-1131))    
    
COBWEBS OF YOUR MIND – LE RAGNATELE DELLA TUA MENTE    
    
Su quale campo di battaglia?    
In quale nobile conflitto    
l’ultimo bravo romano ha sacrificato la propria vita?    
E ancora. In quale terra lontana e in quale giorno di sole    
hai capito che avevi perso la strada?    
E cos’eri? E cosa pensavi che saresti diventato?    
Ti eri perduto tra le ragnatele della tua mente.    
Ti ricordi dove? In quale orribile rifugio    
hai compreso che non te ne importava più niente?    
E in quale porto d’approdo, una volta per tutte,    
hai imparato a sorridere per evitare di piangere?    
Con i tuoi cavallucci di legno e i tuoi soldatini di stagno    
ti sei perduto tra le ragnatele della tua mente.    
Quelli che hai amato e quelli che hai scelto di lasciarti alle spalle    
si sono persi tra le ragnatele della tua mente.    
Il bene e il male, da tempo aggrovigliati e attorcigliati,    
si sono persi tra le ragnatele della tua mente.    
    
MAGICK WITHOUT TEARS – MAGIA SENZA LACRIME    
    
La vita intera è dolore.    
Champagne e cocaina portano all’abisso,    
dove tutto conta zero e lo zero è oltre la beatitudine.    
Ora, dove il tuo angelo ti conduce, l’inferno non dovrebbe esistere.    
L’inferno sono gli altri     
e il luogo dove ci troviamo è destinato a noi.    
Resisterò fino alla fine,    
perché alla fine non ci sarà nulla a cui resistere.    
Guardati alle spalle con rabbia verso gli anni passati!    
Oggi opererò la mia magia senza lacrime.    
Vivere è morire.    
Morire è trasformarsi.    
Perché due diventino uno    
e gettino un seme nel campo della notte.    
Ora, senza amore la vita è morte.    
Eppure l’amore è la morte della vita.    
La vita non ci appartiene.    
E’ soltanto il peso della nostra immortalità.    
Tutte le strade scendono nel bosco più oscuro,    
dove non si conosce né male, né bene.    
Ho abbandonato il sentiero per trovare la mia via,    
perché sto cercando la chiave lontana dal giorno.    
E questo è sacro! Sacro! Sacro!    
(Basato e dedicato alle opere di Fratel Perdurabo* (1875-1947))    
    
Note*    *(Alias Aleister Crowley)
    

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