Kingdom of horrors

(PROLOGO)    
    
Quando un uomo perde tutto    
ciò che ha di più caro in questo mondo,    
distrutto e pieno di vergogna per la sua debolezza,     
deve trovare salvezza nel regno dei morti: Irkala Kar.    
Tormentato dalle voci demoniache della sua coscienza,     
egli scoprirà che ciò che gli dà la caccia    
non è soltanto nella sua testa, ma è tutt’intorno a lui    
e sta assumendo una forma contorta e spaventosa.    
Abbandonato in un mondo sotterraneo    
d’incubi striscianti senza nome,     
dovrà cercare una via per tornare al sole.    
Eppure il prezzo per una simile fuga     
potrebbe essere più alto di quanto abbia mai immaginato.    
    
THE RED KING – IL RE ROSSO    
    
Quando il cielo piange fiamme     
e i pianeti vengono spazzati via,    
la pestilenza si diffonde nella nebbia strisciante    
e la morte caccia nei boschi.    
“Da visioni tormentate mi risveglio    
per ritrovarmi ancora nella morsa    
di un lancinante senso di colpa per ciò che ho fatto.    
Per me la salvezza è perduta”.    
Sibila il vento: “Esilia te stesso!    
Vai avanti! Cerca la morte!    
Scappa da tutto questo!    
Esiste un santuario nella foresta     
dove troverai la guarigione.    
Credi! Sarai incoronato come nuovo re.    
Compiaci la divinità della mezzanotte,    
sotto la luce della luna, con offerte cremisi!”    
Insonne, al riparo della quercia,     
il vecchio sacerdote desidera l’oblio.    
Per tanti anni ha servito come re    
ed è invecchiato stanco del suo cupo regno,    
custodendo solo e isolato la Sfinge,    
portatrice di segreti mortali.    
Discende una rabbia cieca.    
Nella tenebra un colpo di coltello cannibale    
eviscera da lui l’esile vita.    
Lo taglia e lo squarcia    
ed egli lancia un grido d’aiuto.    
“Figlio, vieni nel nostro abbraccio maledetto!”    
“Queste voci nella mia testa cullano i miei peccati nel sonno”.    
“La divinità ama la mano che culla e sfoltisce il gregge”.    
“Venite! Incoronatemi come vostro re!    
Prostratevi di fronte a me!”    
    
BERYL EYES – OCCHI DI BERILLO    
    
Rugiada simile a sangue è appesa alle foglie.    
Intorno al calice cornuto della luna    
quale follia striscia invisibile!    
Chiazze di nebbia rossa, come lebbra della mente.    
L’odio bruciante brama la carne.    
Alberi contorti si distendono con i loro artigli silvani    
per trucidare la tua anima e la tua sanità mentale.    
Ninfe ammantate di nero emergono     
con una canzone sulle labbra e una corona    
per adorare il loro re dai glutei marmorei.    
I loro baci ardono come sogni di lussuria.    
Fanno ritorno in una foschia venerea    
e l’alba spunta dai loro gemiti.    
“Cavate i suoi occhi!”    
Le carezze sfumano fino agli artigli.    
“Mostrategli il meraviglioso mondo che vive laggiù!”    
Occhi di berillo*.     
“Sostituiteli alla sua fioca vista mortale,    
anche se griderà agli dèi, sordi alle sue suppliche    
e minaccerà di strappare in pezzi il velo!    
Lasciate che veda cosa si distende al di sotto!”    
“La notte mi offusca lo sguardo.    
La lama della mia falce sibila.    
Spruzzi rossi consacrano il mio volto    
con il marchio della morte”.    
    
Note:    *(Minerale dei silicati)
    
WE, THE BONES – NOI, LE OSSA    
    
“Nell’oscurità di un labirinto     
noi, le ossa, siamo qui e ti abbiamo atteso per tanto tempo.    
In un sonno profondo siamo morti,    
ma ancora sogniamo e sussurriamo”.    
Con gli occhi di berillo le visioni si mostrano.    
In queste spoglie mortali tutto brucia intensamente.    
“Sono costretto a discendere     
nella corte penombrale del Senza Nome”.    
“Fai un passo e attraversa il portale!”    
Il re in rosso deve servire i Saturnini.    
Per questo ciò che si aggira là sotto    
è pieno di invidia per la superficie benedetta del sole.    
“Noi, le ossa, sorvegliamo fiduciosi il portale,    
da cui ci si avventura dove la carne si consuma    
e gli incubi prendono forma.    
Dopo esserti abbondantemente nutrito alla corrente dell’odio,    
dimentica ciò che eri un tempo!    
Quaggiù potrai rinascere nel sangue    
e mietere piaceri grazie alla tua spada.    
E’ stato predetto da lingue estinte da tanto tempo,    
ma otterrai soltanto ciò che riesci a uccidere”.    
“Per la misericordia degli dèi antichi,    
una voce trepidante dentro di me implora e si batte,    
affinché questa follia che mi tradisce si disperda”.    
“Obbedisci!” Un coro tormenta la sua mente in pezzi.    
In urla. In canti.    
“Questo non può essere il mio destino!”    
Gli dèì degli abissi hanno pertanto cospirato nel sonno    
contro il nuovo re appena incoronato.    
E’ in ginocchio, pieno di disperazione e debole.    
“Servirai come nostro schiavo!    
Obbedite, ossa!”    
I ghigni ingialliti dei teschi luccicano di pazzia,    
dorati come monili nelle tombe.    
L’incubo vive nella nostra culla d’ombre     
e ci fissa dalla sua cecità.    
    
INTO THE THRICE UNKNOWN DARKNESS – NELLA TENEBRA TRE VOLTE SCONOSCIUTA    
    
“Dove sono?    
Privato della vista, striscio strenuamente.    
Due sentieri gemelli si biforcano sotto i cieli sotterranei,    
dove il sangue fa risplendere la disgustosa luce solare.    
E’ vibrante. Viva.    
Ma presto si smorzerà in un grigiore di ceneri    
e io assisterò.    
La tenebra, gravida di morte,    
allunga una mano per afferrare la mia anima e guidarmi”.    
Questa tragedia determinerà un atto maledetto.    
Circondato dalle ombre di coloro che hanno perso la fede    
e di quelli che sono diventati gli sciagurati,    
il destino è condannato a oltrepassare porte e orrori.    
L’oscurità ottenebra i suoi occhi    
fino ad abbracciare la follia    
e a ritornare, rinato come eroe, nel mondo.    
Gli dèi degli abissi hanno chiesto un prezzo alto    
per i loro oscuri doni.    
“La pazzia mi avvolge come uno sciame d’insetti”.    
Dovrai sconvolgere la tua anima per abbracciare la follia.    
“L’oscurità mi renderà libero”.    
Sconvolgerai la tua anima    
e tornerai nel mondo, dove giungono gli eroi.    
    
BEYOND THE GATES OF HORROR – OLTRE I PORTALI DELL’ORRORE    
    
“Il vendicativo rosso scuro del cielo,    
come ceneri morenti, si distende su di me.    
Un ciclopico portale ora si profila davanti al mio sguardo,    
arcuato in modo da gettare vergogna sulla geometria.    
Posso ascoltare il battito lontano di ali dalla pelle membranosa.    
Un tanfo di morte prevale nella fetida aria    
e qualcosa si muove nella nebbia.    
Quale velato orrore ne emergerà?    
Una forma empia si spinge in avanti    
e minaccia di pretendere    
l’ultimo residuo di sanità mentale che mi resta.    
Uno scarabeico teratoma con zampe affilate a mannaia    
e con un ventre su cui sono cuciti volti umani,    
fissa il suo sguardo su di me.    
Dèi del cielo! Datemi la forza per combattere!    
Vigliacco!    
Non posso mettermi alla prova oggi.    
Resterò qui e lo sventrerò.    
Voi, dèi dell’abisso!     
E’ tutto ciò che siete riusciti a mandarmi contro?    
Le mie lame scivoleranno nelle sue budella    
e frantumeranno il suo guscio fino all’eviscerazione.    
I miei colpi si abbatteranno con sfregi mortali,    
finché alla fine m’immergerò vittorioso    
nel sangue dei miei nemici,    
sotto i cieli da cui gronda rosso.    
Muori, essere immondo!    
Ora le tue ali sono mie!    
Poi mi librerò nei cieli senza sole.    
Un altro portale mi aspetta.    
Un nuovo incubo da affrontare”.    
    
THE ECSTASY OF THE HUNT – L’ESTASI DELLA CACCIA    
    
“Quale potere è sorto,    
liberato dai venti dell’odio!    
Destinato dal fato a camminare tra i morti    
e a servire l’Uno,    
tutti i miei nemici sono stati massacrati per mano mia    
e i portali sono rimasti incustoditi.    
Sono in estasi!    
Sgomento e nauseato cado.    
Non ho più una bocca per gridare. Oh, no!    
Che mostro è questo nuovo me?    
Prego. Che la misericordia della morte mi sia garantita!    
Devo liberarmi dalle immagini blasfeme e oscure.    
Oh, devo risparmiare alla mia mente    
quel dolore che distrugge l’anima.    
E’ la verità!    
Quando le barriere tra i mondi si frantumeranno    
e i vivi serviranno i morti in catene,    
vedranno la loro terra adempiere al suo destino    
e affondare straziata dalla magia e dalle lame.    
Dall’arte dell’omicidio.    
Io continuerò con la mia opera brutale.    
Manterrò alta la mia lama come uno scettro    
ed evocherò onde sfrenate affinché si abbattano.    
Resterà il loro miserabile dominio.    
Le acque ora divorano le coste    
e ciò che rimane del mio vecchio me.    
Le gemme mi bruciano gli occhi    
e imprimono a fuoco buchi nella volta del mio cranio,    
precipitandomi nell’agonia.    
E’ tempo di lasciare andare tutto ciò che conoscevo prima.    
Quando il mio terribile signore    
mi riporterà sulla superficie del mondo,    
immortale e folle cavalcherò coi miei desideri cannibali.    
Calpesterò la feccia che credeva di essere salva    
dalla portata della mia vendetta.    
Ma ora è tempo di imparare.    
L’uomo è una gazzella e io sono il leone.    
Mi sono svegliato affamato e sto per cacciare”.    
    
TOWER OF SILENCE – LA TORRE DEL SILENZIO    
    
Le stelle pulsanti, come pallidi glifi,    
scrivono il grimorio di una notte eterna.    
Parole di potenza sono incise su un cielo nero e fremente.    
Un vento spettrale sussurra un lontano canto funebre    
e sospinge il puzzo delle offerte    
che i morti disprezzano poiché non hanno una bocca.    
Né posseggono occhi per vedere ciò che esiste al di là.    
La membrana che sigilla questo umido sarcofago,    
dove il silenzio regna supremo    
e le urla si affievoliscono nel nulla,    
afferra dall’aldilà i vivi che tentano di raggiungerlo.    
I morti dallo sguardo fisso sono affamati di vita    
e sìllabano per ricomporre velocemente    
le loro membra mutilate nella tenebra sconfinata.    
“Lasciate che questa sia la mia forza!    
Perché nessuno piangerà per me al di là del muro.    
La disperazione affila per me un coltello,    
affinché tracci un sentiero verso il mondo superiore,    
dove tutto ciò che mi resta è il gusto della vendetta.    
Le preghiere, strappate dalle mie labbra,    
saranno la mia fioca luce, come quella dei Magi,    
nel buio che mi lascia attonito.    
Irkala Kar!    
I cadaveri intorno a me mi fissano    
e le loro mani mi porgono doni.    
Andate adesso!    
Innalzate un muro d’ossidiana dentro di voi!    
Pensate di essere dannati,    
ma ancora potete desiderare il vostro ritorno.    
Gridate quel nome    
che i morti non vogliono pronunciare ad alta voce!”    
Il sigillo del Giudizio è stato rotto.    
Il silenzio è infranto.    
La torre si scuote e crolla.    
Qualcosa si risveglia    
e la morte si avvicina nell’oscurità.    
    
SERPENTS PACT – IL PATTO DEL SERPENTE    
    
“Puoi chiamarmi per nome: Sàrkàny.    
Ti libererò da questa spaventosa e buia tomba.    
Perché anch’io desidero porre fine    
a questo putrido utero da cui gli incubi sono concepiti.    
L’odio brama la liberazione.    
Sarà la chiave per riscattare entrambi.    
Non più dovrai temere il tributo del Giudizio,    
né il suo spietato fuoco che pietrifica.    
Se soltanto piegassi il tuo ginocchio!    
Dalla baia di Yss una nave dalle vele di ambra    
potrà sfidare le onde di tenebra che la circondano    
e che ci tengono separati dal regno superiore.    
Attraversando le segrete vie aeree    
saremo condotti fino alla fiamma viva.    
Alla fine giungerò all’aurora che ho a lungo agognato,    
ma che ancora temo.     
Perché la luce ha gettato su di me un destino nefasto.    
Fino al momento in cui tu tingerai di rosso il sole,    
causa del mio affanno    
e allora potrò governare come un dio    
sui cieli dei due mondi gemelli.    
Fammi incarnare nella tua forma umana    
e conoscerai il sapore del potere!    
Sarò come un lupo in mezzo al gregge.    
Non ci sarà più paura.    
Avanti! Compi i tuoi delitti    
e banchetta con il sangue degli dèi!    
La passione t’incendierà l’animo.    
Il tuo cuore sarà contagiato da violenti appetiti.    
Sarò come un lupo in mezzo al gregge.    
Non ci sarà più paura.    
Abbandonati a ciò che desideri!    
Quelli che sono stati creati pagheranno con l’inferno.    
Macabri trofei saranno strappati dalla loro patetica pelle.    
Ne sarà presto decorato il tuo petto imperioso    
e una risata trionfante ti squasserà fino al cuore.    
Seguimi fino alle rive della libertà,    
dove la salvezza sparge un bagno di sangue!    
Il corsiero dell’alba salpa verso l’ignoto,    
dove il sole per sempre si tingerà di rosso”.    
    
LAPIS ANIMAE – LA PIETRA DELL’ANIMA    
    
La pietra dell’anima.    
Sorge il grido delle anime in fiamme.    
La pietra dell’anima.    
La seconda ricompensa della morte.    
Un mistero della vita.    
“Nella morte sono forte.    
Pilastri d’ebano fiancheggiano la strada,    
dove la fiamma purifica una cristallina lacrima di vita.    
Gli dèi dell’abisso guardano in basso verso di me    
dai loro troni d’ossidiana”.    
“La tua pietra deve essere trasparente    
e splendente di luce.    
Il tuo destino è stato sancito    
quando ti trovavi lì a guardare il vile saccheggio    
e ad ascoltare le urla perforanti di tua moglie”.    
“Una volta avevo paura di voi, ma ora non più.    
Adesso ho scoperto il desiderio che scatena la guerra.    
Per questo brandirò la mia spada    
e ucciderò tutti quelli che proveranno a impedirmi la fuga.    
Il mio signore in putrefazione custodisce    
ciò che rimane della mia anima    
e sarà la mia guida verso il regno superiore.    
In una simile libertà o per l’inferno,    
faccia egli ciò che ritiene più opportuno!    
Non m’importa più ora.    
La mia pietra è nera quanto la tenebra profonda”.    
I pilastri cadono come pezzi di un domino    
al suo maestoso risveglio.    
Il suolo erutta e fiamme ne sgorgano fuori,    
fino a rovesciare i troni.    
Gli dèi disorientati corrono ovunque.    
La sala del Giudizio si consuma nel baratro del caos.    
    
BLEEDING SUNRISE – ALBA SANGUINANTE    
    
“Respiri eterei sospingono la nave a salpare.    
Un luccichio s’irradia con l’arrivo della nuova alba.    
I miei occhi iniettati di sangue e d’odio    
scorgono il nocchiero al timone.    
Riconosco quel volto pallido e tormentato,    
scavato con rughe severe. E’ il mio stesso viso!    
Un odio nero si agita dentro di me    
e il mio pugno si stringe volontariamente,    
pieno di rabbia verso me stesso.    
Che diritto ha lui di scappare verso la luce prima di me?    
La vendetta sarà mia alla fine!    
Lo giuro!    
Selvaggio come una tempesta    
il desiderio di atti di sangue si risveglia dentro di me.    
Per troppo tempo mi sono trascinato qui come invisibile.    
Ora il sole sarà mio!    
Il destino non potrà più maciullarmi    
sotto le sue cremisi fauci d’acciaio.    
Ora il sole sarà mio!    
La sua fiamma sarà estirpata     
nella pioggia rossa dalla mia lama.    
Ora il sole sarà mio!    
Sono libero finalmente!    
Sono rinato dalla morte.    
Credetemi!    
Scenderò come una cometa dai cieli con ira divina    
e dominerò il regno dove un tempo servivo”.    
    

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