FALSE SLEEPWALKER – FALSO SONNAMBULO
(Betania, Slesia. 27 Settembre 1909.
A causa di un incidente durante il suo viaggio,
un giovane studente di medicina di nome Filip Stodulski
si trovò impossibilitato a proseguire,
non solo per il guasto accorso alla sua auto,
ma anche per una fitta nebbia che improvvisamente avvolse l’intera zona.
Appunti di Filip Stodulski.
27 Settembre 1909. Betania, Slesia.
Tenuta della contessa Josephine von Kuckmeister.
“Ho avuto un incidente la scorsa notte.
Fortunatamente non è successo nulla.
Non sono dell’umore per descriverlo ora
e ho molta fretta.
Friedrich, domestico della contessa, è apparso sul posto improvvisamente
e mi ha condotto alla villa ottocentesca.
Sono qui da un paio d’ore.
Il maggiordomo mi ha mostrato i dintorni
e mi ha raccontato degli ospiti che una volta occupavano
le camere del primo piano.
Ha menzionato, per esempio,
un uomo che in tutta la sua vita non aveva mai dormito.
Mi ha detto che non c’era motivo di visitare le camere del primo piano.
A parte le stanze della contessa, la propria camera
e la piccola celletta del vecchio giardiniere,
non c’era niente da vedere.
Nonostante ciò ho deciso di dare un’occhiata”).
Nel buio avanzi verso un crocevia,
dove il vento soffia senza freni.
Freddo e privato dell’anima come una figura di cera,
a tratti ti innalzi sopra le nuvole.
Non arriveresti qui di giorno.
Non vedresti nulla nella luce diurna.
La tempesta sbatte le sue ali d’acciaio
e ti guarda dentro con occhi simili a caverne abissali.
Il cuore corazzato non si spezzerà.
Semplicemente scenderà nel mare dei sentimenti.
Migliaia di notti e migliaia di giorni.
Tutta la spietata tristezza.
Tutta la crudele solitudine.
Tutto è pervaso dallo sconforto.
Tutto è segnato dal dolore.
Nel cielo che mai albeggia planano nubi come lividi spettri
che ammaliano ombre desolanti.
Occhi così oscuri che non puoi non voltarti
ti osservano finché cadi nel vuoto.
Le tenebre pervadono la notte,
fatte d’oscurità e scolpite nel gelo.
Uno sciame di macabri fantasmi pullulano nei tuoi pensieri
e le loro mani mortali ti si stringono sulla fronte.
L’insonne orda ti spintona
e ti guarda maliziosamente.
Le tue gambe diventano pesanti come lapidi scure
e ti senti come se avessi camminato per secoli.
La vista cala lentamente,
come la luna sul mare
che accarezza l’eterna vastità di neri zaffiri.
Il tuono ruggisce ovattato
e il sonno ti insegue come un branco di lupi,
che ti scrutano mentre sei prigioniero
nell’immobilità di un silenzio totale.
VOTE FOR HERESY – VOTO PER L’ERESIA
(“Il giardiniere mi ha raccontato
che una volta c’era un lago nella tenuta.
Ne ho trovata menzione anche in un vecchio articolo
nascosto in un certo punto della libreria”).
Cronaca di Nicolaus Liebental (1367).
Era il Settembre del 1367.
Al mattino sia il prete che il curato della parrocchia di St. Mary
godevano di buona salute.
Il prete celebrò una messa solenne
ed espose il suo sermone in cui richiedeva il pagamento
della decima imposta dal Papa.
Le miniere di piombo e d’argento si stavano esaurendo
e la città si trovava oppressa da povertà e carestia.
Scesa la notte i cittadini rinchiusero i due sacerdoti nella torre
e la corte li condannò entrambi a morte.
Vennero portati sulle rive del lago e gettati in acqua.
Restarono a galla per qualche secondo
e le teste gli vennero spaccate a colpi d’ascia.
Il sangue era stato versato.
Il vescovo di Cracovia impose un interdetto sulla città e scagliò un anatema.
Papa Urbano V appoggiò sia l’interdetto che la scomunica.
Il culto pubblico venne sospeso
e i sacramenti non distribuiti per due anni.
I mercanti evitavano la città.
Alla fine l’interdetto fu ritirato,
ma l’anatema restò in vigore
e non fu mai tolto da nessun Papa successivo).
Il mondo si riduce in cenere
quando la fede trionfa.
La fede di coloro che sono convinti
di non credere in nulla.
Nascondi la tua anima oscura
e i tuoi pensieri immondi,
che minacciano l’innocenza che si consuma nei tuoi occhi
e distruggono la struttura delle tue idee nobili.
Sopraffatta dall’oscurità
la tua testa pende verso il vuoto senza nome.
Il tuo nefasto destino,
dimorando in una città deserta,
è diventato la sua prigione.
L’era della magia,
in cui lotti contro le onde di tenebra,
ti avvolge in una foschia di peccato.
I lamenti dei condannati ti riverberano dentro.
Abbandoni quei templi d’argento,
perché vogliono cingere la tua mente
con un velo di ali nere.
Nella stretta della morte rinunci al tuo Dio
e risorgi come eretico.
E’ così che l’infinito si risveglia.
Ho smesso di credere ai falsi miracoli.
Voto per l’eresia.
Tra le fiamme discendo in mezzo alle ombre della morte.
Voto per l’eresia.
Spalanco le ali del mio piano perverso.
Voto per l’eresia.
Mi nascondo alla vista umana in una nube di nebbia nera.
PAIN COLLECTOR – COLLEZIONISTA DI DOLORE
(Trascorse la sera in libreria,
dove si era imbattuto in un libro interessante
che parlava della leggenda di un uomo
che un tempo viveva nella zona.
Il poveretto soffriva di un terribile disturbo:
ogni volta che a qualcuno nelle vicinanze
si faceva del male o lo si maltrattava,
egli pativa agonizzando.
Smise di leggere.
C’era una lettera nel libro,
con una firma confusa
e la piccola mappa di una parte della tenuta.
Le notti tra la fine di Agosto e la fine di Ottobre
erano apparse sempre più buie.
“Era quasi mezzanotte
e dovevo porre molta attenzione a causa della notevole oscurità.
Poche ore erano passate.
Un cumulo di terra cresceva accanto
alla buca che stavo scavando.
Buca che diventava sempre più grande”.
Stava cercando di individuare il punto indicato sulla mappa.
Gli strati di sabbia marrone lentamente diventarono gialli.
Improvvisamente sentì un clangore metallico.
Colpì di nuovo con la vanga
e di nuovo il rumore si ripeté.
Finì di togliere la terra residua,
finché trovò una botola di metallo.
Infine ruppe il lucchetto con il bordo della pala.
“Come in un sogno discesi lungo una vecchia scala arrugginita dentro il pozzetto.
Una specie di galleria portava verso l’uscita.
Le gambe camminavano da sole.
Dopo poco potei avvertire un debole odore
farsi sempre più intenso.
Accesi una torcia nell’angolo vicino
e vidi un uomo le cui membra si contorcevano con terribili convulsioni.
Mi guardò implorante.
Il suo corpo era gonfio come se l’uomo fosse affogato”).
Seguito da un nauseabondo fetore di piaghe e morte.
Stigmatizzato con la ruggine del sangue coagulato.
Riempito con la forza della sua arroganza e del suo odio
egli distrugge tutto.
Posseduto dalla rabbia
e sopraffatto dall’ira
brucia ogni parola e ogni ricordo.
Questa è la vera impurità
che danna voi e il mondo intero.
Il collezionista di dolore
ha ottenuto il dono della sofferenza.
Il collezionista di dolore,
i cui occhi venati di sangue fissano nell’oscurità.
Il collezionista di dolore
che chiede del sinistro presagio.
Il collezionista di dolore,
ricolmo di dolorose stigmate della morte.
Le lacrime scorrono tutta notte
e lugubri afflitti recano fiamme senz’anima.
I corridoi vibrano per un’inquietante melodia
e riverberano in un’eco sepolcrale.
Il cuore spezzato è intossicato dall’agonia
e trafitto da un fulmine nero.
Il singhiozzare delle infauste canzoni
è accompagnato da freddi rintocchi di campana.
FINAL CONJURATION – ULTIMA CONGIURA
(Ho pranzato presto con la contessa.
La padrona di casa ha insistito che restassi
finché non mi fossi riposato.
L’ho osservata per qualche istante:
la morbidezza e la setosità della sua pelle erano sorprendenti.
Non sapevo cosa pensare.
Per una donna adulta il suo corpo sembrava innaturalmente giovane.
Sfortunatamente l’intera zona era immersa in una fitta nebbia.
A tratti sembrava addensarsi ulteriormente
e appariva ancora più spessa della notte in cui ero arrivato.
In alcuni momenti le parole della contessa sembravano inquietanti.
Continuava a dire che la nebbia era un artificio del suo amante,
il leggendario Solfernus.
Infine lasciò il salotto con un volubile sorriso.
Provai una sorta di strana tensione
e la ragione sembrava abbandonarmi.
Speravo di poter riprendere il viaggio presto.
Ora sto scrivendo in libreria.
Ci sono così tanti libri qui).
Intontito ti guardi intorno
e la tua anima ormai non lotta più.
Tutto ti fa soffrire
e nubi oscure si raccolgono su di te.
Non avvezzo al segno della croce
non sei in grado di dissipare questi pensieri
che ti sferzano con il fuoco del disprezzo.
Sarò nei tuoi sogni fino alla fine.
Il tuo sangue è davvero prezioso per me.
Vergherai gli appunti della tua angoscia
con lo sguardo diretto verso l’ultima notte di sventura.
Ti prenderò per mano nel silenzio assoluto
e la luna penetrerà nel sepolcro dei morti.
I serpenti sono irrequieti nel sonno.
Ti degradi implorando un ultimo incantesimo
e la tomba nasconderà il tuo pallore mortale e l’abominio.
(La scorsa notte ho visto qualcosa che mi ha fatto desiderare
di lasciare questo luogo maledetto all’istante:
in una delle camere, nella luce fioca,
il mio sguardo è stato catturato da qualcosa
che ricordava un essere umano.
All’inizio non potei credere ai miei occhi.
Pensai si trattasse di un gioco di luce lunare.
Qualche singolare riflesso tra le ombre.
Ma continuai a guardare
e non ci potevano essere dubbi:
si trattava di una donna.
Non fui in grado di determinarne l’età,
ma ora ha poca importanza.
Questa donna appariva orrenda,
pallida e macilenta come se qualcosa le avesse risucchiato la vita.
Sembrava incapace di muoversi,
trattenuta da una specie di vasca a livello del suolo.
Mormorava delle parole
e mi fissava coi suoi grandi occhi affamati,
ma non mi era possibile capire nulla.
Stringeva una fazzoletto con sopra ricamata in oro la lettera S.
Improvvisamente udii dei passi che si avvicinavano
e mi precipitai nella mia camera da letto.
Quando mi risvegliai al mattino
pensai che forse mi ero sognato tutto.
In questa casa spaventosa la realtà si fonde all’illusione.
Sento che la paura di questo luogo orribile mi sovrasta
e sono pervaso da terrori a cui mai avrei osato pensare.
Perché ancora non me ne sono andato?
Penso che la mia curiosità abbia di nuovo avuto il sopravvento).
GLORIA INFERNI – GLORIA DELL’INFERNO
Tutti i peggiori incubi si sono avverati.
Ha chiuso gli occhi per sempre,
la sposa così serena, pallida e triste.
Questa è l’agonia che ha dovuto sopportare!
Sono stato condotto in una sala monumentale,
dove un soffio di vento mi ha accecato,
facendomi perdere l’orientamento.
Il suo volto deturpato era circondato da un cappuccio.
Sei ali grondavano sangue in sei coppe eburnee.
De profundis.
L’orrore emergeva dall’abisso.
La fiamma inesauribile che consumava il suo cuore
versava intorno il suo veleno.
Disse: “Gloria dell’inferno!”
Una lama lucente mi tagliò il respiro
e lei raccolse il mio sangue in un calice di pietra,
leccando il metallo con un’espressione maligna.
Improvvisamente fui circondato da una spaventosa processione
e la coscienza svanì, appassendo.
Una fredda sensazione d’estasi si diffuse.
Era giunto ormai il crepuscolo,
già infestato dai demoni della notte.
(“Affaticato dagli eventi della notte prima,
decisi di coricarmi presto.
Tuttavia l’atmosfera cupa ricominciò a giocarmi brutti scherzi
e non mi permise di trovare conforto tra le braccia di Morfeo.
In un sogno udii un cavallo nitrire.
Mi svegliai. (Davvero? Forse era soltanto un’illusione).
Guardai fuori dalla finestra.
Attraverso i pesanti tendaggi scorsi la contessa e Friedrich
scendere da una carrozza.
Friedrich era ammantato di una lunga e scura cappa
che riportava la lettera S ricamata in argento”).
SOLFERNUS’ PATH – IL SENTIERO DI SULFERNUS
Le sue dita intorpidite si strinsero sull’infamia.
La sfocata trasparenza di sogni di nebbia
aveva purificato la sua orribile anima,
glorificata per l’immenso orgoglio e la sinistra arroganza.
Promesso sposo di una nefasta canzone di tenebre
e più forte di un dio
aveva per anni e anni rinnegato il proprio spirito
e alzato le vele quando la tempesta aveva fatto udire il suo luttuoso lamento.
Era avanzato, silenzioso e con i lampi negli occhi.
Il figlio dell’Uomo sul baratro della morte.
Quanta sofferenza avevano provato
indulgendo sul suo misterioso sguardo!
I Cieli si dissolsero nei loro occhi
e il giorno si oscurò.
L’ombra ingigantiva, spalancando le sue ali nere
e come fiamma fluttuava nel vento.
Dipinto con l’amarezza
e sepolto in un’urna fumigante,
discese nel buio abisso degli spettri.
Tetre si fecero le candele sepolcrali
con un abile gesto della sua mano contorta.
Indifferente agli sguardi degli occhi fissi su di lui
il re del caos si fuse alle tenebre.
LUNAR SILHOUETTE – PROFILO LUNARE
Sentì un rumore sordo.
Sembrava provenire dal salotto accanto alla sua camera.
Scese dal letto e indossò la vestaglia.
Era ben oltre la mezzanotte.
Udì la pendola battere le tre.
Con prudenza scivolò nel salotto
e vide una figura pervasa da una tenue luminescenza,
che assorbiva e rifletteva sulla propria superficie gialla
la fioca luce che illuminava la stanza.
Poi vide il corpo minuto di una bambina,
forse di sei o sette anni,
seduta su un’altalena di legno appesa al soffitto di quercia,
che dondolava ritmicamente avanti e indietro.
Era l’immagine gemella della donna scheletrica
che aveva precedentemente incontrato nella casa.
KING OF BURNING ANTHEMS – RE DEGLI INNI DI FUOCO
(Mara, conosciuta in slavo come “mora”,
è una terrificante visitatrice notturna
che opprime e distrugge le sue vittime
e solitamente assume la forma di una donna bellissima
o di una vecchia strega davvero ripugnante.
La mara ha affinità con il vampiro per il suo predare notturno
e, in alcune zone, per la sua brama di sangue.
Secondo gli slavi del sud,
una volta che la mara ha bevuto il sangue di un uomo,
si innamorerà di lui,
non lo lascerà mai
e affliggerà per sempre il suo sonno.
Le piace anche succhiare dai capezzoli dei bambini.
Un gran numero di specie di vampiri è classificato
come varianti della mara,
che si ritiene essere lo spirito inquieto di una ragazza non battezzata,
ansiosa di soffocare altre persone.
(Fonte: Matthew Bunson, Enciclopedia del vampiro).
Sono l’immobile oscurità delle stelle.
Sono l’ombra di una fiamma tremolante.
Sono il luttuoso gemito del vento.
Sono il lamento di una tomba silenziosa.
Sono la fredda eternità del mare.
Sono la spada insanguinata dei cuori.
Sono qui! La campana che tormenta la coscienza,
sommersa dal pallido abisso.
Sono qui! Il cupo tempio della mia anima,
che mai ti permetterà di dimenticare.
Sono qui! Congelato in una gemma di saggezza
che pietrifica attraverso la paura.
Sono qui! Un inno all’ombra
che riverbera con una lontana risonanza.
Sono qui! Il carro che si precipita cieco verso la morte,
impietosa quanto un sepolcro.
Sono qui! Il profeta di un inquietante infinito
che ti pervade da ogni lato.
Sono la fiamma luminosa in mezzo alla tempesta
e illumino il buio delle montagne col bagliore dell’alba.
Sono la brace della mia sofferenza
e la stella del mio potere.
Sono il tuono nella bufera,
più imperioso dell’eternità.
Sono la sabbia del deserto
che raschia sarcofagi macchiati di sangue.
Sono la voragine dei vulcani
che vomitano veleno.
(Si svegliò gridando.
Poteva già essere notte?
Doveva essersi addormentato sulla scrivania
mentre studiava uno dei testi suggerito da Friedrich.
Il volume che stava leggendo si concentrava particolarmente
su alcune critiche sconosciute di carattere biblico.
Improvvisamente sentì una musica
proveniente dalla stanza accanto.
Aprì la porta.
Che fosse la camera da letto della contessa?
Non vi era nessuno.
Soltanto una candela sfavillava sul tavolo.
C’erano migliaia di vasi e stoviglie dappertutto:
sul tavolo, sul pavimento, sul davanzale della finestra.
Brocche, tazze, caraffe,
tutte ricolme d’acqua.
Acqua scura e sporca.
Poi vide la contessa di fronte a sé.
Se ne stava lì con i lunghi capelli corvini sciolti,
indossando un negligé di pizzo.
Lo osservava e sorrideva insolente
e senza dire una parola lo invitò ad entrare).
CHIMERA – CHIMERA
Ciò che in te rimane della tua coscienza
rifinisce la tua rabbia.
Potresti sbarazzartene senza rimpianti.
Tutte le tue stelle ti hanno deluso
e il tuo paradiso perduto sta sfumando.
Il lamento delle false profezie ti conduce direttamente
in un abbraccio freddo come il ghiaccio.
La paura è appostata nel buio
e ne verrai completamente avviluppato.
Ti spingerò in un vortice
e ti condurrò lontano nell’infinito spazio stellato.
Non potrai vedere il mio volto velato,
mentre disperatamente manterrai serrata la tua mano sudata.
Un segno di sangue impresso sul tuo braccio
ti costringerà a seguirmi.
Aprirai gli occhi su desideri che non hai mai provato
e sarai testimone dell’agonia.
Tutto cambierà.
La tua vista, il tuo udito e il tuo senso del gusto si affineranno
e il dolore ti farà desiderare di essere uno di noi.
(Friedrich suggerì di incontrarci in salotto la sera.
Mi disse che era il momento di spiegarmi tutto
e aggiunse che voleva farmi fare una specie di prova.
Per lungo tempo avevano assaporato il sapore delizioso
degli spiriti nel silenzio.
Egli spillava il laudano in alternanza con la sua birra speziata.
Improvvisamente la sua riflessione fu interrotta
da un fruscio riecheggiante nell’angosciante silenzio,
che riempì la stanza come fosse una fitta nebbia.
“Laudano: tintura alcolica di oppio (soluzione diluita)
che venne usata in Europa per pratiche mediche
come analgesico e sedativo”).
(Fonte: Enciclopedia Britannica).
A MESMERIC SEANCE – UN’IPNOTICA SEDUTA SPIRITICA
Saluta il bagliore che si smorza!
Questa nebbia plumbea si è come congelata
e lo spettro è rimasto pietrificato nella scura foschia,
avvolgendo il mistero a cui ti sei ribellato.
E’ la fine dei tuoi sogni di assoluto potere.
Resta soltanto un affascinato stupore nel momento della veglia
per i vapori oppiacei che hai inalato.
Metti a tacere la tua confusa coscienza!
Sbarazzatene!
La mia memoria è stata gettata nell’abisso.
Tutti i miei segreti sono affidati al tuo pugno serrato.
La mia curiosità è affascinata dall’ipnotico luccichio,
quando i pilastri della cognizione soccombono e appassiscono.
La tua anima è risvegliata dall’improvviso chiarore
o è il vento che ulula là fuori nell’aria?
Qualcuno ancora grida, chiamandomi per nome?
O è la pioggia che singhiozza,
gemendo nella bufera?
E’ soltanto un’illusione
o sto sentendo veramente questo urlo notturno
simile a un pianto sinistro?
Riesco a vedere le ombre danzare sotto la luce della luna
o queste pallide figure sciamano in un abbraccio mortale?
(Filip guardò il suo interlocutore,
osservando con interesse l’uomo che disegnava
su un lungo ed elegante bastone di radice d’erica.
Sentì un leggero formicolio che gli si diffondeva in tutto il corpo.
“A quale razza di improvvisazione stavo assistendo?
La scena che avevo davanti era un’illusione?”
Per un istante l’unico suono che infrangeva il pesante silenzio
fu il ticchettare della pendola.
All’improvviso colse lo sguardo penetrante del suo interlocutore.
“Il dubbio non è una piacevole condizione,
ma di sicuro è assurdo, Filip.
Tutte le nostre azioni sono testimonianze
della volontà di un esecutore”).
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