DUNES – DUNE
Passione e ardore. Pietre infuocate.
Una sbiadita preghiera atonale.
I denti che masticano sabbia.
La gola secca e le labbra spaccate.
L’aria è densa.
Rumori strascicati scuotono il terreno.
Dimentica il tuo stupido orgoglio!
Torna indietro e scappa dal sole massacrante!
Passa al buio!
Ascolta! I sacri canti del fiume.
La pioggia scende all’imbrunire
e le gelide ombre dei pini ti chiamano.
Senti? Sono gli affilati picchi delle montagne.
Le meraviglie della Carpazia.
Il vento ti danza tra le dita e ti chiama.
Ruscelli di sudore.
Multipli strati di indumenti pesanti.
Sembra che più ci avviciniamo
più ci sentiamo estranei.
Acqua.
Con le mani colme supplico.
Siamo giunti alle dune.
CAMERA OBSCURA – CAMERA OSCURA
Dove i vivi sono mezzi morti
e le strade non accolgono nemmeno una traccia di luce solare,
la bellezza è ripagata dalla sofferenza
e persino un’immensa angoscia è compassione per la disperazione.
Chiudeteli!
Gli occhi sono accecati dalle bestie di metallo
che portano morte e malattia.
Diaboliche e sinistre.
Chiudete gli occhi!
Il franchincenso* scorre con le loro lacrime
e così privi di speranza sono i giorni del fatalista. Fragili.
La camera oscura è innocente.
Catturare i volti degli déi?
Non lo farei mai. O forse sì?
Le anime si deturpano con un solo sguardo
e puoi colpire un uomo senza un fucile.
Non si torna indietro una volta che sarà finita.
Chiudete gli occhi!
Scappate dalle vostre paure e dai pregiudizi!
Dall’apatia e dalla debolezza!
Dalla superstizione e dall’ignoranza!
Scappate!
Basta con i gong al posto dei battiti del cuore!
Siete voi che vi siete fatti maledire.
Immortalate la vostra angoscia sulla pellicola e liberatevi!
Note: *(Resina aromatica)
Дaлекі обрії – LONTANO
E’ come se fossi in una gabbia dorata,
avvolta da tonalità di colore.
I miei poveri occhi non li sopportano.
Ogni giorno è un insolito miracolo.
Volti severi e tatuati che conservano il loro passato.
Una parola d’addio, “Torna!”, mi segue ovunque.
Dove non arriva la posta
e dove nessuno ti chiede l’età,
inseguo immagini di un mondo che svanisce.
Gli orizzonti lontani mi chiamano e mi attirano.
La pellicola trema.
Si rompe, supplica e si contorce.
Il fondo dell’abisso è il castigo.
La nebbia della foresta è il giudizio.
Rocce di corallo e muri.
Un altare di fiori sui coltelli.
D’ora in poi mi chiamerò Téoura*.
D’ora in poi sarò un uccello rosso.
Le mie foto non riflettono
la bellezza e l’illusione non terrene.
La gente qui non vive. Sopravvive.
Gli orizzonti lontani mi attraggono e mi spaventano.
Note: *(Sofia Yablonska, scrittrice di viaggio e fotografa franco-ucraina)
TO NO ONE I OWE – NON DEVO NIENTE A NESSUNO
Getto via mappe sbagliate
e ho le farfalle nella pancia.
Sono io, la vostra perenne vagabonda.
Lo sento in ogni città:
“Rimani con noi! Sistemati!”
Non ho niente e non devo niente a nessuno.
La voce forte e i polmoni ben ventilati.
Tre vite non sarebbero abbastanza
per cantare delle meraviglie che ho visto.
E non potreste mai immaginare
quanto sia stata vicina alla morte.
Ho capito il mio temperamento toccando i miei sogni.
Caffè speziato e serpenti.
Petali di neve e lame scintillanti.
Drammi della Cina e ruggiti dei Maori.
Dozzine di linguaggi, centinaia di dialetti.
Senza parole mi sono immersa in essi.
Un sognatore diurno e un traditore.
Un idolo e uno straniero.
Un viaggio e un pazzo egoista.
Ho curato il dolore slavo.
Che inutile tragicità!
Siamo noi che scegliamo chi essere.
Per i bonzi e i fachiri sono una favola dell’Ucraina.
Una decorazione da esibire nelle cene di gala.
Da un confine all’altro, non sto cercando il paradiso,
perché per me viaggiare è la cosa più preziosa.
Quando sorge il sole non respingetemi, se volete rivedermi.
Parto per nuovi regni.
Verso nuovi orizzonti e inferni.
Sinceramente vostra, la vagabonda.
Non posseggo nulla.
Non devo niente a nessuno.
INCURABLE DISEASE – PATOLOGIA INCURABILE
(Modellare sogni su terre mai viste).
Fragili chiuse che fanno grondare acqua.
Il sale screpola le labbra.
E’ la mia passione per il mare.
Un’attrazione per il mare.
Una patologia incurabile.
Lasciate che vada alla deriva!
Una rimessa. I motori ruggiscono.
La luce guida è un’esplosione dal passato.
Un’imbarcazione massiccia, ben immersa, come d’alabastro.
Tre sirene ululano.
Legata al cielo e in assenza di terra.
In esilio col vento in poppa.
E’ il mio desiderio del mare.
La mia brama del mare.
Una patologia incurabile.
Lasciatemi fuggire!
Modello sogni su terre mai viste,
dove le onde mi sospingono.
Guardiana della barca,
passerò da porti vivaci
e come superficie scelgo il mare.
Condannata a salpare,
la gioia è ancorata al dolore.
E’ il mio desiderio del mare.
La mia propensione al mare.
Una patologia incurabile.
Appartengo al mare.
Solidi ponti risplendono come lame sotto i raggi del sole
e le bussole fanno la fortuna di quelli in trappola.
La linea di galleggiamento è un’assurda decorazione.
Avanti tutta!
E’ il mio desiderio del mare.
La mia propensione al mare.
Una patologia contagiosa.
Non condividete?
Mi lascio alle spalle sogni su terre mai viste,
dove le onde mi condurranno.
L’anima del mare,
verso tutti quegli allettanti porti.
Finché respirerò, preferirò il mare.
NOMAD’S LUCK – LA FORTUNA DEL NOMADE
Dalle risate isteriche del diluvio
fino all’ululato assetato del deserto.
Gli odori attraenti di piante velenose
che non vengono mai menzionate nei libri di testo.
Quaranta espirazioni. I polmoni ne sono lacerati
e le scogliere brillano sott’acqua.
I mangiatori di serpenti ne prendono un morso,
dimenticandosi di non essere immortali.
Quante lune durerò affidandomi alla fortuna del nomade?
Abbracciando migliaia di vite
e danzando sul ghiaccio sottile?
Le avventure rischiose non mancano.
Le accetto e sorrido.
E’ il tempo l’unico pericolo che non posso sconfiggere.
Infrangendo divieti a ogni passo,
gli déi locali finiranno per perdere la pazienza.
Equivocare le leggi causa mancanza di rispetto,
perché per loro saremo sempre degli intrusi.
C’è la malaria sui treni affollati,
ma la vista è splendida, non trovate?
Ricordate il suo lungo sguardo d’Oriente!
Questo viaggio non può essere a senso unico.
Tempo, prova a prendermi se ci riesci!
THE GOLDEN SHELL – IL GUSCIO D’ORO
Nata al rumoreggiare del mare in tempesta,
mi sono ubriacata di quiete.
Le canzoni della riva suonavano perfettamente serene
e riecheggiavano nella mia conchiglia.
Eppure io sono soltanto un mito.
Una trama esotica.
Che il cielo venga inondato nel fulgido spuntare dell’aurora
e che possa l’orizzonte perdere la sua battaglia con la tempesta!
Non ti nascondere dietro i tuoi tristi occhi violetti!
Non riuscirò a dimenticarti nemmeno dopo morta.
Conserverò i profumi dei letti di fiori selvatici
e del chicco di riso nel mio palmo.
Il nostro incidente è stato premonitore della fine
ed è così che è iniziata.
I riflessi della luna non si possono catturare.
Che il cielo venga inondato nel fulgido spuntare dell’aurora
e che possa l’orizzonte perdere la sua battaglia con la tempesta!
Guardami coi tuoi bagnati occhi violetti un’ultima volta!
Non riuscirò a dimenticarti nemmeno dopo morta.
OPIUMIST – I FUMI DELL’OPPIO
Nei densi fumi ho ammirato una visione
e ho perso la nostalgia di casa tanto tempo fa.
Il profumo del pane caldo
e le camicie riccamente ricamate.
L’albero di mele sotto cui solitamente dormivo.
Nel sogno vivido non osavo muovermi
e il sibilo era una melodia per le orecchie.
Mi obliava.
Percepivo la mia solitudine
in una fredda terra di oppio e risaie.
Più ti opponi e più insisterò.
E’ un diletto per il ragno
osservare le tue ali impigliate.
Una lunga vita inerte o due anni intensi.
Che cosa scegli?
Che cosa vuoi respirare?
La tua disperata ossessione è portata all’eccesso.
Cercate di capire la mia inarrivabile anima asiatica!
Le scure gocce di veleno diventano una cura.
L’acre fumo diventa mio amico e mio nemico
e dodici pipe più tardi
non c’è più traccia della cenere.
Brucerai come il fuoco nel vento.
ZENITH – ZENIT
Quando volo verso casa
non sento più la fatica.
Anche senza più energie
odo la voce riecheggiante.
Una canzone confusa,
intrappolata tra le piume dei miei sogni.
Smettete di trattenere le zampe degli uccelli migratori
e in un istante un nuovo volo delle loro lunghe ali avrà inizio!
Tra le onde il sogno ruggisce.
I venti ululano e scuotono tutto.
Non tutti i marinai sono innamorati del mare dagli occhi blu.
Smettete di sparare al cuore degli uccelli migratori
e in un istante vedrete lo splendente e misterioso zenit.
Sto cercando il panorama perduto
sugli immensi specchi delle montagne che li circondano.
Vivo soprattutto attraverso gli occhi.
Il bocciolo torna alle sue radici,
ma le gru migratorie del colore dei papaveri
non sono fatte per la vita stanziale.
Sto atterrando.
Non provo fatica
e non ho rimpianti.
Il mondo desertico.
Ho versato acqua lavica sulle mie energie consumate.