NEW LORDS OF LIGHT – NUOVI SIGNORI DELLA LUCE
Dal pandemonio si leva un’onda.
Guardate! La morte giunge cavalcando con falcate di vendetta
in mezzo ai nuovi signori della luce e ai loro accoliti.
Disperatamente assetate di risposte, le genti attendono
che i prescelti offrano una via di sfogo alla loro rabbia.
Come cani randagi da tempo sperduti nella notte,
sono confuse su quale gruppo azzannare.
Gli oscuri racconti di tragedie rendono fertile il terreno
su cui piantare il seme della discordia
e da cui estrarre il prezioso olio
con cui dar fuoco alle fiamme
e cavare le masse dall’annebbiamento.
Dove tutto è falso si può fare qualsiasi cosa
e nell’antro della menzogna la voce più alta è quella del re.
Restano fedeli al suo fianco i nuovi signori della bugia.
Dal pandemonio si leva una forza.
Guardate! La morte giunge cavalcando un nero destriero
in mezzo ai nuovi signori della luce e ai loro accoliti.
Le loro parole sono l’armatura più coriacea
e l’eco ne rappresenta la più grande seduzione.
SATURN DEVOURING HIS YOUNG – SATURNO DIVORA LA SUA PROLE
Che io venga ricordato da tutti nella fulgida gloria in eterno!
Parlerete di me con timore reverenziale.
Il cuore al tramonto implorava,
mentre parlava di pace allo zampettare dei pavoni
che prontamente marciavano nel boato assordante.
Colpevoli mani insanguinate scavano terre distrutte
per una giusta causa e per agghindare leggi draconiane.
Parole che hanno sempre portato morte,
trasportate da raffiche di fiato rubato al soffocamento
per rendere cauto l’uomo audace.
Piccoli uomini con pistole gonfiabili
che soffiano forte per pompare i loro figli usa e getta.
Piccoli uomini con pistole gonfiabili
che rischiano tutto per accaparrarsi il loro posto al sole.
Come Saturno che divorava la sua prole
per prolungare la propria gloria
e piangeva lacrime di coccodrillo sui suoi figli sacrificabili.
Saturno divora la sua prole
e il suo regno perdura,
galleggiando sul sangue dei suoi figli immolati.
Note: *(Nella mitologia greca Saturno, identificato con il titano Crono, si mise a divorare i suoi figli
a seguito di una profezia secondo la quale, uno di loro, lo avrebbe spodestato).
THIS HELL IS MINE – QUESTO E’ IL MIO INFERNO
Il sole brucia arrostendogli la pelle.
La schiena gli duole mentre il piccone continua a battere.
Il buco si allarga ad ogni goccia di sudore
e le ore passano costanti finché il sole infine tramonta.
Un’altra alba. Un’altra crudele giornata.
Le dita consumate scavano per aprirsi un varco,
usando pazientemente il tempo a loro disposizione.
Potreste chiamarlo inferno, ma questo è il mio inferno.
Le poiane dal collo rosso gli volteggiano sulla testa,
aspettando con calma il loro turno con amore incondizionato.
Le labbra secche, sbiancate dalla polvere e dal sole,
mormorano una maledizione quando infila i proiettili nella pistola.
Due preghiere e tre, quattro colpi a vuoto
sono necessari per farla finita.
In lontananza le campane rintoccano debolmente.
Potreste chiamarlo inferno, ma questo è il mio inferno.
La polvere non si posa se il vento soffia senza sosta.
Le poiane se ne sono andate e di lui non c’è più traccia,
tranne che per un vecchio piccone con il manico spezzato.
Sporcate dalla polvere, come un fantasma del passato,
rozze lettere sono state incise sul legno:
potreste chiamarlo inferno, ma per me questo è tutto.
DEEPER – PIU’ IN PROFONDITA’
Sulla pietra e la solida terra fatichiamo.
Le dita indolenzite e sanguinanti scavano il terreno.
Come fantasmi che rifuggono la luce,
centimetro dopo centimetro ci apriamo una via nelle buie profondità
e ascoltiamo il suo richiamo.
Attraverso polvere e roccia,
invoca il sangue. Invoca le ossa.
Per aprirsi un varco più in profondità.
Le nostre anime sono costrette
a rischiare l’inferno
per aprirsi un varco più in profondità.
Ne sentiamo il richiamo.
Oltre la pietra seghettata verso il nucleo.
I cuori battono all’impazzata sulla soglia della morte.
I nostri sguardi fissi sulla fine.
Tutti dipendono dalla promessa.
L’abbiamo sentito.
Abbiamo sentito il richiamo.
Chiamano dall’inferno.
E’ un incantesimo indecifrabile
per aprirsi un varco più in profondità.
Attraverso polvere e roccia,
invoca il sangue. Invoca le ossa.
Per aprirsi un varco un po’ più in profondità.
Sempre avanti. Sempre più avanti siamo spinti
dai nostri cuori maledetti a scavare sempre più in profondità.
Perduti.
Instancabili come api
che ronzano finché non si perdono.
Finché non ci perderemo
nessuno guarderà in alto e canterà.
Il cielo non si vede più.
RIGHT HERE IN THE DARK – PROPRIO QUI NEL BUIO
Quando soffierà il vento
chi sarete e cosa farete?
Quando un vento malato comincerà a ululare
resterete lì e lascerete che vi travolga?
Io me ne resterò qui sdraiato e immobile,
lontano dal vostro respiro amareggiato e dalle cospirazioni dei vostri testamenti.
Non svegliatemi, per favore!
Il domani arriverà troppo presto.
Non toccate l’interruttore della luce!
Là fuori è troppo crudele.
Voglio restarmene proprio qui nel buio.
Sotto la grande facciata
si aprono baratri senza fondo e sconfinati abissi.
Là, in mezzo a demoni del passato e a cari fantasmi familiari,
ho costruito la mia dimora di beatitudine.
Voglio restarmene proprio qui nel buio.
Nella mia dimora di beatitudine sopra il mio feretro.
NOT BY BLOOD, BUT BY WORDS – NON DAL SANGUE, MA DALLE PAROLE
Ti prego, siediti!
Spezzerai il pane con me
o il giorno ci ritroverà come nemici?
Mi sei piuttosto familiare.
Ci siamo già incontrati
come amici o nemici o amanti di un tempo passato?
Come portatori di una strana maledizione,
divisi non dal sangue, ma dalle parole.
In una vita passata come parenti,
rivestiti della stessa pelle
e legati come gemelli?
In una vita passata come parenti
o come poli simili che si prefiggono obbiettivi opposti?
Ti prego, siediti qui con me sotto questo ulivo,
mentre il mondo passa con fragore!
TYRANTS WEEP ALONE – I TIRANNI PIANGONO DA SOLI
Sono davanti a te, nudo e inadeguato.
Un involucro destinato a marcire,
come molti prima di me
e ancora di più a venire.
Sotto un tappeto d’erba la mia sorte.
Ma prima ti offro il mio affetto,
se ancora puoi fare uso di me.
Prego che la terra ancora non mi consumi, amico mio.
So che hai ascoltato la mia supplica.
Sono stato orgoglioso.
Sono stato invidioso e vile
e ho banchettato con avidità.
Tuttavia ti offro il mio affetto,
se ancora puoi fare uso di me.
La carne diventa debole
e la pelle appare deprimente.
Le giunture scricchiolano
e le ossa muteranno in polvere.
Ogni fase fa male,
legata alla terra.
E’ come una dolorosa nascita.
Tu ed io siamo vincolati da un legame
che si distende nel tempo e nello spazio
e, anche se non ci incontreremo mai,
in qualche modo io sono tuo e tu sei mio.
Ho perso e ho cercato,
senza sapere che cosa sperassi di trovare
e sulla mia strada ho visto tanti di quei segni
da rendere i miei occhi ciechi.
Ho visto un fuoco impetuoso infuriare
e tutto sembrava essere condannato.
Per un breve momento ho visto anche te,
piegato, ma non spezzato, sotto il cielo spietato.
Sprezzante rifiutavi di cedere
e lasciavi che la notte ti portasse via.
Questi giorni parlano di vecchi uomini
e di ciò che vedono quando guardano nello specchio.
Ognuno di loro è ansioso di organizzare un’ultima Messa
e di far parlare l’aldilà di come se ne è andato con vera classe.
Amico, devi sapere che se continui a guardare il mondo
attraverso il riflesso di quella faccia di bronzo,
ciò che cerchi di vedere ti mostrerà
che la tua testa ti è di ostacolo per ciò che tenti di afferrare
e la tua testa è molto al di sopra del tuo culo.