BETTER UNBORN – MEGLIO MAI NATO
Meglio sarebbe stato per me
e meglio sarebbe stato in assoluto
se non fossi mai nato, né cresciuto.
Se non fossi mai stato portato in questo mondo.
Se non fossi mai arrivato su questa Terra
e se non fossi mai stato allattato da questa realtà.
Se fossi morto dopo tre notti di vita
e mi fossi abbandonato a quell’abbraccio ovattato,
avrei avuto bisogno soltanto di un pezzo di stoffa,
di un po’ di legno e di un cubito di buona terra.
Due parole del prete, tre versi del cantore
e un rintocco di campana.
Meglio morto. Meglio mai nato.
AGAINST WIDOWS – CONTRO LE VEDOVE
Il diavolo ha unito in matrimonio una vedova,
un altro avanzo della morte.
Meglio dormire su un salice piangente
o sopra i rami di un ontano
che nel letto di una vedova
o sul cuscino usato da una donna.
E’ più confortevole la sponda di una palizzata
che il fianco di una vedova.
E’ più dolce il versante di un bosco
che stare accanto a una vedova.
Il diavolo ha unito in matrimonio una vedova
e la tomba l’ha sposata una seconda volta.
La mano di una vedova è più ruvida
della corteccia secca di un abete
ed è con essa che abbatte l’uomo allegro
e afferra l’uomo sorridente.
La vedova ha i suoi passatempi
con cui sa trascorrere una piacevole serata.
THE ORPHAN – L’ORFANO
Il lamento degli spiriti è fioco
e aleggia sulle acque ghiacciate,
ma quello dell’orfano è ancora più flebile,
mentre cammina lungo le strade di paese.
Il ventre dei passeri è gelido,
appollaiati sui rami congelati,
ma il mio ventre è ancora più freddo,
mentre cammino tra una radura e l’altra.
Il cuore della colomba è freddo
quando becchetta il grano al villaggio,
ma io sono ancora più freddo
quando bevo l’acqua ghiacciata.
ON RICH AND POOR – SUL RICCO E IL POVERO
I vecchi ricordano e oggi lo insegnano
quanto la vita ai loro tempi fosse diversa.
La gente viveva senza il sole
e brancolava senza la luna.
Seminavano alla luce delle candele
e piantavano nel bagliore delle torce.
Quando vivevamo senza la luce naturale,
chi aveva nascosto il sole
e chi aveva fatto sparire la luna?
Senza la luce lunare inciampavamo
e con le dita armeggiavamo sul terreno.
Con le mani cercavamo la strada.
Con le mani la strada e con le dita la palude.
Non potevamo vivere senza il sole
e non potevamo farcela senza la luna.
Avremmo potuto cercare il sole,
ma chi avrebbe cercato la luna?
Chi altro se non Dio?
L’unico figlio di Dio?
MY KANTELE – IL MIO KANTELE*
Di sicuro essi mentono.
Parlano senza un briciolo di senso.
Dicono che in musica si ritiene
che il kantele sia stato plasmato da un dio,
dalla schiena di un grande luccio
e dalle ossa adunche di un cane d’acqua*.
Ma esso è stato generato dal dolore.
La sua struttura deriva da giorni difficili
e la sua cassa di risonanza da pianti senza fine.
Le sue corde sono estrapolate dal tormento
e i suoi chiodi da altri malesseri.
Di sicuro essi mentono.
Parlano senza un briciolo di senso.
Esso non suonerà, né rallegrerà nessuno.
La sua musica non suona per diletto
e sprigiona la giusta dose di gioia,
perché esso è stato tratto dalle preoccupazioni
e plasmato dalla sofferenza.
Note: *(Strumento a corda tipico delle regioni baltiche)
**(Una specie di salamandra)
CARES – PATEMI
Molte rocce si contano nelle rapide
e parecchie onde sul mare.
Ancora più numerosi sono i miei patemi,
ancor più delle pigne su un abete,
dei fili di muschio su un ginepro
o dei nodi sulla corteccia di un pino.
Ancor più dei bozzi su una conifera,
dei malli sull’erba o dei rami di un albero marcito.
Porta via i miei patemi!
Allontana la mia angoscia!
Perché nessun cavallo ferrato potrebbe strattonare,
senza che gli salti via l’imbracatura,
i patemi di quest’uomo rinsecchito,
né i dolori di questo uccello nero.
SONG OF THE TROUBLED ONE – LA CANZONE DELL’UOMO TORMENTATO
Per cosa fatica il tordo?
Che cosa vorrebbe la pernice?
Lo sventurato prende
e l’uomo tormentato arraffa.
Si approfitta della vanga
e aggredisce il messaggero.
Nasconde sotto la porta
scudi fatti di rami di betulla.
Il fattore martella
e forgia le sue picche.
Fa sposare i suoi figli
e distribuisce le sue figlie,
con le scarpe riempite di terra,
ma i guanti di pregio.
Le onde del mare rumoreggiano
e i venti soffiano
e il re li ascolta da miglia distante
e da sei direzioni.
Da sette foreste e da otto brughiere lontano.
WEEPER ON THE SHORE – COLEI CHE SINGHIOZZA SULLA RIVA
Nella valle dove cercavo di presentire la luce,
gli uccellini cinguettavano
e le pernici bianche mormoravano
e il mio cuore anelava un po’ di tregua dalle sue preoccupazioni.
Il mio sguardo si piegò in basso verso la riva del mare
e vidi una bella e giovane donna sulla spiaggia
che stava là seduta a singhiozzare,
mentre osservava le onde infrangersi
e teneva gli occhi tristi fissi sull’orizzonte.
Oh, perché piangi da sola sulla riva?
Ancora vedo dai tuoi occhi scendere le lacrime.
Che dolori e patimenti angustiano il tuo cuore
tanto che a mezzanotte ti accompagneranno ancora?
ELEGY – ELEGIA
Le sere sono lunghe e piene di nostalgia.
Senza vigore sono i miei mattini.
Anche le mie notti sono cariche di aneliti
e ogni momento è sempre più amaro.
E’ la mia amata che desidero.
E’ la mia prediletta a mancarmi.
E’ la mia ragazza dalle ciglia nere che vorrei.
Sotto l’erba c’è il mio tesoro.
Sotto la terra c’è il mio amore.
Non riesco a sentire il mio tesoro
e non vedo il respiro della mia martora.
Non la sento più risalire il vialetto sotto la finestra
o spaccare la legna presso la catasta,
né spignattare intorno ai fornelli.
La mia bacca ora giace sottoterra.
Sta marcendo nel terreno.
Nella terra c’è il mio amore.
Sotto l’erba c’è il mio tesoro.
Colei che più desidero.
Testi richiesti da F. S.